Mondiali Glasgow 2023, Mathieu Van Der Poel fa il vuoto! 2° Wout Van Aert, 3° Tadej Pogacar, 10° un indomito Alberto Bettiol

Gran colpo di Mathieu Van Der Poel ai Mondiali di Glasgow 2023. Il fenomeno neerlandese parte a 23 chilometri dalla conclusione andando a riprendere uno splendido Alberto Bettiol, in fuga solitaria dai 55 all’arrivo, ma soprattutto togliendosi di forza di ruota Wout Van Aert, ultimo a mollare, Mads Pedersen e Tadej Pogacar. Pochi secondi guadagnati che gli sono bastati per dimostrare ai rivali di averne di più, scavando rapidamente un solco sempre più ampio, tanto da potersi permettere anche una scivolata fortunatamente senza conseguenze. Da quel momento riesce persino ad aumentare il suo vantaggio, spingendo con ancora più rabbia e determinazione con i pedali.

Alla fine MVDP chiude con un vantaggio di 1’37” davanti a Van Aert, che nell’ultimo strappo riesce finalmente a staccare gli altri due, dopo averci provato più volte nelle ultime tornate. A chiudere il podio, con un ritardo di 1’45”, è Pogacar, che riesce a resistere alla lunga volata di Pedersen per poi superarlo poco prima di tagliare il traguardo. Quinta posizione per Stefan Kung, che regola un gruppetto che nel finale ha chiuso in rimonta, superando Bettiol in vista del traguardo, con l’azzurro che ha così concluso la sua prova in decima posizione, a 4’03” dal vincitore.

Il video dell’arrivo

Il racconto della corsa

Senza la pioggia che minaccia da giorni l’evento, la corsa parte con ovviamente una girandola di colori che si alternano nei primi tentativi di fuga. Dopo i primi infruttuosi tentativi che hanno visto il Sudafrica particolarmente attivo sotto lo sguardo attento di Daniel Oss, metronomo della nazionale azzurra in queste fasi, a portare via la fuga del mattino sono Patrick Gamper (Austria) e Rory Townsend (Irlanda), dopo neanche venti chilometri di corsa. A loro si aggiungono Ryan Christensen (Nuova Zelanda), Petr Kelemen (Repubblica Ceca) e un primo uomo dal profilo interessante come Krists Neilands (Lettonia). Con il gruppo che lascia fare si aggiungono anche Matthew Dinham (Australia), Owain Doull (Gran Bretagna), Harold Tejada (Colombia), e Kevin Vermaerke (USA), mentre gli altri si muovono troppo tardi e finiscono per restare nel mezzo.

Partiti infatti in contropiede Antonio Fagundez (Uruguay) e Rien Schuurhuis (Vaticano), seguiti da George Bennett (Nuova Zelanda) che ha un compagno davanti, restano inizialmente a un minuto di distacco, per poi finire per essere respinti dal ritmo dei battistrada. Ancor più tardi, quando il gruppo ha ormai già quattro minuti di ritardo, si muovono invece José Alarcon (Venezuela) e Hasani Hennis (Anguilla), per i quali l’azione è soprattutto un modo per mettere in mostra la propria nazione, senza chiaramente poter sperare di avere un impatto sportivo sulla corsa visto il già forte ritardo. Dietro di loro sono Belgio, Francia e Gran Bretagna a dettare il ritmo in un gruppo che comunque ancora se la prende con comodo, passando al cartello che indica 200 chilometri alla conclusione con un ritardo di otto minuti dai primi, riprendendo poco dopo Alarcon e Hennis, che desistono.

Mentre anche Fagundez, Schuurhuis e Bennett vengono ripresi, davanti i nove battistrada sono costretti a fermarsi a causa della protesta di alcuni manifestanti, incollatisi all’asfalto con una sorta di cemento. La gara viene quindi neutralizzata, con fuggitivi e gruppo costretti a rimanere fermi per circa 50 minuti in attesa che la polizia liberi i manifestanti e sgomberi la strada. Una volta fatto ciò la corsa riparte, con il plotone che viene fatto attendere altri 7′ (il gap che aveva nei confronti del drappello al comando) prima di potersi muovere. La ripartenza degli inseguitori è velocissima, e infatti il gruppo si spezza in tre tronconi, nell’ultimo dei quali rimangono anche Matteo Trentin (Italia) e Mathieu Van Der Poel (Paesi Bassi), che comunque rientrano poco dopo, lungo le prime rampe dell’ascesa di Crow Road.

Il gruppo, che vede già diversi corridori perdere contatto, scollina la salita con un ritardo di cinque minuti dai battistrada e, dopo la discesa, aumenta decisamente l’andatura, con le nazionali dei favoriti che cercano di portarsi nelle prime posizioni per prendere davanti il circuito finale. Un nevorsismo che provoca la caduta di Fernando Gaviria (Colombia), costretto a ritirarsi, e che porta il gap dai fuggitivi a calare a 4′ all’ingresso del circuito di Glasgow. È subito la Danimarca a imporre un ritmo importante sui primi strappetti, con il plotone che si allunga tantissimo ma resta sostanzialmente compatto al primo passaggio sul traguardo, dove paga 3’44” di ritardo dai nove attaccanti.

Poco dopo aver iniziato il primo dei dieci giri del circuito, prova ad allungare Julian Alaphilippe (Francia), subito seguito da Soren Kragh Andersen (Danimarca), ma i due vengono presto ripresi. Immediatamente, però, riparte un danese, Mattias Skjelmose Jensen, sul quale si riportano Lorenzo Rota (Italia) e Tobias Halland Johannessen (Norvegia). Questo terzetto riesce a guadagnare una quindicina di secondi di vantaggio e inizia il secondo giro con 2’55” da recuperare agli attaccanti, che proseguono di buon accordo. Il gruppo, composto da un centinaio di unità, va a riprendere Skjelmose Jensen, Rota e Johannessen, ma subito prova ad accelerare Neilson Powless (Stati Uniti), al quale si agganciano diversi corridori, con Alberto Bettiol (Italia) a rilanciare immediatamente l’azione.

Nel plotone rimangono una trentina di corridori, con dentro praticamente tutti i big, ma da dietro rientra anche il grosso del gruppo, e tutti assieme transitano nuovamente sulla linea d’arrivo con 2’14” di ritardo. A ogni passaggio, però, il gruppo è sempre più ridotto, avendo già perso per strada numerosi atleti, tra cui Peter Sagan (Slovacchia), Fred Wright (Gran Bretagna), Alexander Kristoff (Norvegia) e Remi Cavagna (Francia). Il gruppo si tranquillizza un po’ dato che mancano ancora più di 100 chilometri alla conclusione, ma il ritmo rimane comunque abbastanza alto grazie sopratutto a Belgio e Danimarca, con Skjelmose Jensen ancora molto attivo. Mentre anche Alaphilippe, Kasper Asgreen (Danimarca) e Jasper Philipsen (Belgio) sono costretti ad alzare bandiera bianca, avviene una nuova accelerazione che porta il gruppo a frammentarsi in più drappelli, anche se in seguito c’è un nuovo ricompattamento nel quale quale però non è più presente Christophe Laporte (Francia), sfortunato protagonista di una foratura.

Al nuovo passaggio sul traguardo sono dunque poco meno di 40 i corridori che fanno parte del primo gruppo inseguitore: Alex Aranburu (ESP), Andrea Bagioli (ITA), Tiesj Benoot (BEL), Alberto Bettiol (ITA), Santiago Buitrago (COL), Simon Clarke (AUS), Bryan Coquard (FRA), Benoît Cosnefroy (FRA), John Degenkolb (GER), Lucas Eriksson (SWE), Remco Evenepoel (BEL), Matevž Govekar (SLO), Marc Hirschi (SUI), Ion Izaguirre (ESP), Mattias Jensen (DEN), Olav Kooij (NED), Søren Kragh Andersen (DEN), Stefan Küng (SUI), Valentin Madouas (FRA), Michael Matthews (AUS), Jhonatan Narváez (ECU), Mads Pedersen (DEN), Tadej Pogačar (SLO), Neilson Powless (USA), Mauro Schmid (SUI), Toms Skujiņš (LAT), Jasper Stuyven (BEL), Rasmus Tiller (NOR), Matteo Trentin (ITA), Wout Van Aert (BEL), Dylan Van Baarle (NED), Mathieu Van Der Poel (NED), Nathan Van Hooydonck (BEL) e Simone Velasco (ITA), il cui ritardo dai fuggitivi e di poco superiore al minuto.

A provare il forcing nel corso del quarto giro è l’Italia, con Simone Velasco e poi Andrea Bagioli a spendersi e poi a staccarsi, e gli inseguitori vanno a riprendere Tejada, staccatosi dal drappello al comando. Altri scatti, tra cui anche uno di Mathieu Van Der Poel, portano alla formazione di nuovi drappelli, ma non c’è continuità nell’azione e ogni volta la situazione si ricompatta, anche se alcuni corridori non riescono a rientrare. Tra quelli che sembrano più affaticati c’è Remco Evenepoel, che però riesce sempre a riagganciarsi ai vari tentativi che si formano ed esauriscono in poco tempo. Davanti, intanto, Vermaerke allunga e stacca i compagni d’avventura, transitando per primo all’inizio della quinta tornata, mentre dietro tra gli inseguitori non è più presente Matteo Trentin, vittima di una caduta all’imbocco dello strappo di Montrose Street. Il gruppetto dei migliori, formato ora da 25 unità, passa sulla linea d’arrivo con 37″ da recuperare a Vermaerke: è il Belgio a godere della superiorità numerica e sono quindi proprio i corridori della nazionale belga a provare a imporre un ritmo regolare per evitare nuovi scatti.

La Danimarca però non ci sta ed è nuovamente un inesauribile Skjelmose Jensen a provare ad allungare, con i fuggitivi (escluso Vermaerke) che vengono ripresi. Poco dopo parte al contrattacco anche il compagno di squadra Mads Pedersen, ma è lo scatto di Van Der Poel a fare la differenza e a portar via un drappello che, oltre al neerlandese, comprende Pedersen, Wout Van Aert, Tadej Pogacar, Alberto Bettiol e l’ex fuggitivo Dinham, che riesce a riagganciarsi nonostante i tanti chilometri passati all’attacco. Questi sei fanno il vuoto e vanno a riassorbire Vermaerke a 75 chilometri dall’arrivo, guadagnando una ventina di secondi sui primi inseguitori. Per arrivare fino al traguardo c’è però ancora molta strada da fare, e i sette allora rallentano e si fanno riprendere, con questo nuovo gruppo di testa che vive qualche chilometro di tranquillità durante i quali i corridori decidono di prendere fiato ed alimentarsi.

La quiete dura però poco e nuovamente ripartono gli scatti: protagonisti sono soprattutto Skjelmose Jensen, Evenepoel, Van Aert e Bettiol, che prova un primo allungo ai -60 dalla conclusione. Dopo un altro tentativo senza particolare grinta da parte di Evenepoel e dopo un nuovo passaggio sul traguardo, l’azzurro riallunga nuovamente a 55 chilometri dall’arrivo, proprio quando inizia a piovere sulla corsa. Dietro si guardano e Bettiol inizia a guadagnare terreno sui 16 inseguitori rimasti: Tiesj Benoot, Dinham, Evenepoel, Skjelmose Jensen, Stefan Kung, Jhonatan Narvaez, Neilands, Pedersen, Pogacar, Powless, Mauro Schmid, Toms Skujins, Jasper Stuyven, Van Aert, Dylan Van Baarle e Van Der Poel. Il margine di Bettiol aumenta a 40″ nel corso del quart’ultimo giro, mentre alle sue spalle gli inseguitori rimangono in cinque dopo una scivolata di Narvaez, che spezza in due il drappello. All’inseguimento di Bettiol restano così solo Benoot, Van Aert, Pedersen, Pogacar e Van Der Poel, con il primo che si sacrifica per il suo capitano prima di staccarsi definitivamente.

A quel punto, la gara è tutta davanti e racchiusa in circa mezzo minuto, dato che tutti gli altri corridori ancora in gara iniziano il terz’ultimo giro con un ritardo superiore al minuto a parte Powless, Schmid e Skujins, che tentano senza successo di riportarsi sui primi inseguitori di Bettiol. Van Aert, Pedersen, Pogacar e Van Der Poel si danno cambi regolari e iniziano pian piano a recuperare terreno sull’azzurro, che inizia la nona tornata del circuito con una margine di 24″. Un vantaggio che evapora velocemente e viene totalmente annullato quando Van Der Poel decide di scattare.

Il fenomeno neerlandese riesce a prendersi una manciata di secondi di vantaggio sullo strappo, costringendo Van Aert a rifiatare dopo aver provato invano a reggere il ritmo alla sua ruota. Il belga sembra inizialmente fare fatica a seguire il ritmo di Pedersen e, soprattutto, Pogacar, che prova più volte a rilanciare negli strappi successivi. Il vantaggio di Van Der Poel tuttavia resta stabile intorno ai dodici secondi, per poi elevarsi quando dietro cominciano a rendersi conto che non riescono a fare la differenza, scontrandosi con la superiorità dell’avversario.

A 16 chilometri dalla conclusione un altro possibile momento di svolta, con il battistrada che scivola in curva, perdendo qualche secondo prima di poter ripartire. Fortunatamente per lui non ci sono conseguenze e riesce a limitare i danni a pochi secondi, mentre dietro non riescono in alcun modo ad approfittarne, ancora troppo stanchi. Si comincia tuttavia a rivedersi un Van Aert più pimpante, con il belga che ormai è costantemente davanti, provando a rilanciare, seppur senza fortuna. Tra gli inseguitori le energie sono tuttavia ormai ridotte al minimo e il gap cresce improvvisamente, figlio anche della nuova determinazione di Van Der Poel, che risponde con rabbia alla sfortuna.

Con un vantaggio ormai sopra il minuto a dieci chilometri dalla conclusione Van Der Poel potrebbe amministrare, ma continua a spingere a tutta, contrariamente ai suoi rivali che salgono come possono, con quel che gli rimane. A 2500 metri dalla conclusione il distacco è così di quasi due minuti, sancendo ormai senza dubbio il successo del classe 1995. L’ultimo chilometro è così una passerella trionfale per Mathieu Van Der Poel, capace di riportare il titolo in patria dopo 38 anni dal trionfo, dieci anni prima della sua nascita, di Joop Zoetemelk. Alle sue spalle, sull’ultimo strappo, quando ormai tutti pensavano allo sprint, Wout Van Aert riesce a staccare i due rivali e si prende l’argento con qualche secondo di vantaggio su Pogacar, capace di superare Pedersen al termine di un estenuante sprint.

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